
Robson scosse la testa e si pulì il naso col dorso della mano. Studiò il grumo di mucosa per un attimo,
poi lo spiaccicò sui cal-zoni.
— Stanno buttando giù i grattacieli — assicurò al suo com-pagno. — Non gliene frega niente di questo
posto. E comun-que, per una notte andrà bene. È sempre meglio che dormire per strada.
Nel buio, scrutò l'interno del supermarket. Il pavimento era coperto da uno spesso strato di polvere e
detriti; il tetto aveva bu-chi grossi così, e quasi tutti i vetri delle finestre erano fracassati, ma se non altro,
nessuno li avrebbe disturbati. Guardò gli scaffali vuoti e sentì brontolare lo stomaco. Immaginò gli scaffali
colmi di generi alimentari, come erano stati un tempo, ma i morsi della fame lo convinsero che era meglio
lasciare perdere quelle fanta-sie. Si concentrò sulla bottiglia di Haig che stringeva in mano. Bevve un
lungo sorso, poi passò la bottiglia all'amico, che non si fece pregare. Anzi, si mise a bere anche troppo.
Robson allungò la destra per strappargli la bottiglia.
— Vacci piano — sbottò. — Deve durare.
Welter studiò l'altro per un istante, poi si leccò le labbra e annuì. Aveva ventinove anni, tre meno di
Robson. Tutti e due era-no disoccupati da cinque anni, e alcolizzati da un po' di più. Non avevano una
casa forse da tre anni. Avevano tirato avanti alla meno peggio, chiedendo la carità, rubando, e, in rare
occasioni, accettando lavori pesanti che offrivano come massima attrattiva un pasto caldo, più che uno
stipendio. Comunque, tutte le volte che avevano guadagnato qualcosa, si erano affrettati a spenderlo in
bottiglie.
Robson, in particolare, era pronto a tutto per un goccio di whisky. Sapeva che il liquore lo stava
distruggendo, che gli divo-rava le cellule cerebrali e il fegato, ma non gliene importava nien-te. Per lui,
ormai, era solo questione di tempo. Il cancro a un pol-mone lo stava uccidendo lentamente da otto mesi;
si trattava solo di vedere se il whisky sarebbe arrivato prima del cancro. L'alcol o la malattia? Per lui, non
faceva alcuna differenza.
Aveva conosciuto Weller due anni prima a Wormwood Scrubs. Lui doveva scontare sette giorni di
carcere per disturbo della quiete pubblica; Weller, invece, si era beccato due mesi per per-cosse
aggravate: aveva lavorato di coltello sul proprietario di un negozio di liquori che si era rifiutato di servirlo.
Il rapporto che esisteva fra i due uomini era curioso. Non ave-va nulla di sessuale, anche se all'inizio
Robson si era chiesto se il suo compagno non fosse un po' frocio. Non esisteva un modo mi-gliore per
descriverlo: aveva l'aria del frocio. Il suo volto era completamente liscio, glabro, al punto da spingere
Robson a du-bitare che avesse mai avuto bisogno di un rasoio. E i lineamenti erano dolci, quasi femminili.
Però Weller non aveva mai fatto nessuna avance esplicita, e Robson gliene era grato. Del resto, se ci
avesse provato anche una sola volta... Robson strinse le dita sulla bottiglia e bevve un altro sorso.
Weller sapeva ben poco dell'altro, a parte il fatto che in passa-to era stato sposato. Il matrimonio era
andato in pezzi, e Robson era stato sbattuto fuori di casa dopo avere picchiato ripetutamente la moglie.
Weller era sempre stato consapevole delle capacità di violenza di Robson, e le aveva viste in azione più
di una volta. Temeva il suo compagno più di quanto lo rispettasse, ma era pronto ad accettarne il
carattere volubile.
Aveva sofferto la solitudine anche troppo, e persino la compa-gnia di un uomo come Robson era
preferibile alla mancanza as-soluta di ogni rapporto umano. Sapeva che Robson stava moren-do, ma non
osava immaginare la propria vita da solo, dopo la scomparsa del compagno. Solo in quel momento,
vedendo Robson che tossiva e sputava sangue, Weller pensò a lui con qualco-sa di simile alla pietà.
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