Asimov, Isaac - I saggi di Urania

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Isaac Asimov
I saggi di Urania
Antologia di saggi scientifici
apparsi in appendice ad Urania
© 2006 Bluebook
Indice
Astri e disastri ..................................................................................................................................... 3
I Fenici, Giulio Cesare, e la Stella Polare........................................................................................ 11
Il ponte degli dèi................................................................................................................................ 16
Vittoria silenziosa.............................................................................................................................. 24
Le tre leggi della futurica ................................................................................................................. 32
La Compagna Nera........................................................................................................................... 41
Una storia di macchie ....................................................................................................................... 51
I mini-buchi di Hawking .................................................................................................................. 59
Umano, troppo umano...................................................................................................................... 68
L’incostante Luna............................................................................................................................. 76
La mano di Dio.................................................................................................................................. 85
Il calcolo degli eoni............................................................................................................................ 94
La Supernova che ci aspetta........................................................................................................... 102
Dove cadde l’asteroide?.................................................................................................................. 110
Gli eserciti della notte..................................................................................................................... 119
Il braccio del gigante....................................................................................................................... 128
In periferia....................................................................................................................................... 136
L’interno della Terra...................................................................................................................... 145
La chimica del vuoto....................................................................................................................... 153
Caldo, freddo e con... fusione......................................................................................................... 161
Su Tolkien e altre cose.................................................................................................................... 169
Robot intelligenti ed organismi cibernetici................................................................................... 173
1. Robot intelligenti ..................................................................................................................................173
2. L’unione fa la forza.............................................................................................................................. 175
3. Organismi cibernetici...........................................................................................................................176
Astri e disastri
The Stars in Their Courses, 1970
Traduzione di Renato Gari
Urania n. 592 (14 maggio 1972)
Se qualcuno mi chiede cosa ne penso dell’astrologia, io rispondo pressappoco: «Un
sacco di assurdità, sciocchezze colossali, idiozie assolute... Ovvio!».
Solo che per la maggior parte della gente non è affatto ovvio.
L’astrologia è molto più popolare oggi di quanto non lo sia mai stata in tutta la
storia, e parecchi riescono a trarre un buon profitto da questa professione. Ho letto che
negli Stati Uniti ci sono 5.000 astrologhi ed oltre 10 milioni di persone che credono
nell’astrologia.
Una volta mi sarei stretto nelle spalle e avrei detto: «Be’, lo scoprire che un ameri-
cano su venti è un credulone ed un ingenuo non mi sorprende».
Ma in questo momento la maggior esplosione di popolarità dell’astrologia avviene
tra gli studenti delle università che, si potrebbe supporre, sono i meglio preparati, gli
smaliziati, le speranze del futuro.
A questo punto sorge la domanda: «Se gli universitari considerano seriamente
l’astrologia, come può essere “ovviamente” un’assurdità?».
Può esserlo benissimo. Dunque:
1) Oggi è di moda, soprattutto fra gli universitari, contestare il sistema, cioè pren-
dere una posizione in diretto antagonismo con quella accettata dalla società. Alcuni
giovani lo fanno con coscienza e convinzione, e io simpatizzo per loro. (Anch’io, in
un certo senso, sono contro il sistema, anche se ho superato la trentina e mi avvicino
alla tarda giovinezza.)
Comunque, guardiamo in faccia la realtà. Molti studenti si oppongono al sistema
perché nel loro gruppo è di moda fare così, e per nessun altro motivo. Per quanto
riguarda loro, si tratta di un’opposizione cieca, e tutti questi giovani, ad esempio, si
lascerebbero facilmente convincere di tagliarsi i capelli a spazzola se al Presidente
Nixon venisse la voglia di farseli crescere fino alle spalle.
Esiste qualcosa di simile anche nell’istituzione scientifica. C’è un canone accettato
del pensiero scientifico che dice (tra l’altro) che la qualità preminente delle cognizioni
astrologiche è molto simile all’escremento di un bovino maschio. E questo è un moti-
vo sufficiente per trasformare il giovane in astrologo entusiasta.
2) Viviamo in tempi difficili. Per la verità tutti i tempi sono difficili (come certa-
mente dirà qualcuno versato in filosofie indù), ma nessun altro lo è mai stato quanto il
nostro. Quando mai, prima di oggi, abbiamo avuto l’inestimabile piacere di sapere che
una mossa sbagliata può provocare esplosioni termonucleari a catena capaci di
distruggere il mondo in mezz’ora? Quando mai, prima d’ora, abbiamo avuto l’ecci-
tante alternativa di essere trascinati nel caos e alla distruzione, entro mezzo secolo, o
dalla sovrappopolazione o dall’inquinamento, senza sapere con esattezza quale dei due
arriverà prima?
Tuttavia, in questa nostra società che sta per crollare, la scienza non ha trovato
ancora soluzioni adatte. Ha solo un programma di procedura, un sistema per porre
domande e controllare la validità delle risposte... con grandissima probabilità che
queste risposte non servano a niente. Opposto a questo ci sono vari misticismi che
danno risposte forti chiare e rassicuranti. Risposte sbagliate, potete esserne sicuri, ma
che cosa importa?
Il triste per noi razionalisti è che la grande maggioranza della razza umana preferi-
rebbe sentirsi dire «Due più due fa cinque, ne sono sicuro», piuttosto che «io credo
che due più due possa fare quattro».
3) Gli universitari non sono un gruppo omogeneo più di qualsiasi altra grande classe
sociale. Non tutti si interessano alle scienze, e non tutti sono veramente intelligenti.
Molti hanno solo l’intelligenza sufficiente a scoprire che la sola cosa di valore in
questo falso mondo è l’abilità di “sembrare” intelligenti. Abilità che ha portato molti
uomini a importanti cariche politiche.
Inoltre è facile imparare che è più semplice sembrare intelligenti in certi campi che
in altri. Per esempio, è quasi impossibile sembrare intelligenti in matematica o in altre
scienze esatte senza avere davvero l’intelligenza. I fatti, le osservazioni, e le teorie
sono troppo ben stabilite. C’è una concordanza solida tra gli uni e le altre, e bisogna
sapere parecchio su questa concordanza, per sembrare intelligenti. A questo punto,
intelligenti bisogna esserlo.
La concordanza è più debole nelle scienze sociali. Ancora più debole in quelle uma-
nitarie. E riguardo i culti mistici orientali (tanto per fare un esempio), non c’è concor-
danza alcuna.
Chi dica un’assurdità in chimica viene immediatamente colto in fallo da qualsiasi
universitario che conosca la materia. Ma chi dice un’assurdità in critica letteraria? In
realtà, quali sono i criteri per un’assurdità nella critica letteraria? Li conoscete? C’è
qualcuno che li conosca?
In quanto al misticismo, poi! In questo campo si può barare in mille modi. Compo-
nete un canto come: «Carta igienica, Carta igienica, Carta igienica, Igienica,
Igienica...». Dite a tutti che ripetendo il canto 666 volte si trova la serenità intima e la
coscienza cosmica, e vi crederanno. Perché no? Non è un’affermazione molto diversa
da qualsiasi altra riguardante il misticismo, e diventereste uno swami1 rispettatissimo.
Per farla breve, molti studenti si dedicano seriamente all’astrologia perché: 1) è di
moda, 2) dà loro un piacevole senso di sicurezza, anche se falso, e 3) conferisce una
patente di intellettualismo.
E niente di questo stabilisce che l’astrologia sia assurda.
Il più divertente è che l’astrologia è nata come la miglior scienza dell’uomo.
All’alba della cultura, quando l’universo sembrava uno strano posto, e quando gli
dèi si divertivano a colpire senza motivo, fu necessario trovare un sistema per scoprire
cosa volevano quelle irrequiete divinità. I sacerdoti cercarono disperatamente le
risposte osservando il volo degli uccelli, la forma del fegato degli animali sacrificati,
1 Il nome “swami” è un’alta onorificenza nella religione Indù. Deriva da una parola sanscrita e signi-
fica letteralmente “padrone di se stesso”. (N.d.R.)
la caduta di un dado, l’intensità di un tuono, e così via.
Gli eventi, nella natura, avvengono essenzialmente a caso, ma l’uomo primitivo non
conosceva il principio della casualità. (Anche molti dei nostri contemporanei non lo
riconoscono.) Tutti gli eventi dovevano essere, o controllati dall’uomo o controllati da
Dio, e se succedeva un particolare fatto non voluto dall’uomo doveva necessariamente
succedere per volontà di Dio. Così l’uomo ha studiato le foglie del tè, e le protube-
ranze del cranio, e le linee della mano. Come oggi.
Un grande passo avanti fu fatto da certi sacerdoti (probabilmente i Sumeri, in una
terra che poi si è chiamata Babilonia, e poi Caldea, Mesopotamia, ed alla fine Iraq).
Cerco di ricostruire quello che forse fu il loro ragionamento.
Gli dèi, devono avere pensato i Sumeri, non possono essere tanto inefficienti da
dover sprecare tanto tempo e fatica ad inviare messaggi diversi per ogni diversa
circostanza. Non è da dio sprecare energia nel creare un particolare fegato, o far volare
gli uccelli in una certa direzione, o far tuonare nel cielo in un punto piuttosto che in un
altro, ogni volta che ci sia da dire qualcosa.
Un vero dio disprezza sistemi del genere. E un dio che si rispetti ha sicuramente
creato fenomeni naturali continui, e complessi... una specie di dito in movimento che
scriva con fermezza la storia del mondo in tutte le sue sfaccettature e che serva da
consigliere all’uomo. Invece di lasciare l’uomo all’incertezza di rivelazioni speciali, la
divinità deve aver semplicemente studiato le leggi che governano la continua ma
ordinata complessità dei fenomeni naturali.
(Se i primi astrologhi hanno ragionato in questo modo, e, forse è così, dovevano
essere imbevuti dello spirito della scienza, e io li stimo. Alla luce della conoscenza,
accesasi in un periodo posteriore, nessuno studioso deve venire deriso per essersi sba-
gliato. Chi si sforza per il sapere, nell’ambito del suo tempo, appartiene di diritto alla
congrega degli scienziati.)
Il fenomeno naturale assolutamente continuo e inesorabile, che poteva apparente-
mente essere messo in movimento una volta e per sempre, era il movimento dei corpi
celesti.
Il Sole si alzava e calava un giorno dopo l’altro, e si spostava da Nord a Sud. La
Luna si alzava e calava ogni giorno, e mutava le sue fasi. Le regole matematiche che
descrivevano questi cambiamenti non erano semplici, ma non erano nemmeno tanto
complesse da non poterle scoprire.
Inoltre, gli spostamenti del Sole e della Luna avevano chiaramente un’influenza
sulla Terra.
Il Sole, con il sorgere e il tramontare, provocava il giorno e la notte. E con lo spo-
stamento da Nord a Sud causava il mutare delle stagioni. La Luna, alzandosi e calando
(con tutte le sue fasi) dava una successione di notti luminose e di notti buie. (Le fasi
vennero anche collegate alle maree, fatto di straordinaria importanza ma che per varie
ragioni non venne preso molto in considerazione sino alla fine del diciassettesimo
secolo.)
Ovviamente, se gli spostamenti del Sole e della Luna potevano alterare le condi-
zioni della Terra, doveva esistere un “codice astrologico”. Se si potevano prevedere
gli spostamenti nel cielo, si potevano anche prevedere, quindi, i cambiamenti di
condizioni sulla Terra.
Certo è alquanto sciocco predire che domani mattina sorgerà il Sole, e che la Terra
verrà illuminata, o che la Luna è in fase calante e che le notti diventeranno più buie, o
che il Sole si sta spostando verso Sud e che si sta avvicinando la stagione fredda. Tutto
questo era facilmente comprensibile anche dall’uomo più semplice. Ma c’erano i
dettagli. Ci sarebbe stata pioggia a sufficienza? Avrebbero avuto un buon raccolto? Ci
sarebbero state guerre o pestilenze? La regina avrebbe avuto un maschio?
Per sapere tutto questo era necessario studiare il cielo in ogni dettaglio.
Non sapremo mai chi fu il primo a osservare la posizione della Luna e del Sole
sullo sfondo del cielo stellato. Le migliaia di stelle mantengono la loro relativa posi-
zione notte dopo notte, anno dopo anno, generazione dopo generazione (ecco perché
vennero chiamate “stelle fisse”), ma il Sole e la Luna, rispetto a loro, cambiano posi-
zione. I Greci li chiamarono pianeti (“vagabondi”), perché vagabondavano in mezzo
alle stelle.
Sia la Luna sia il Sole seguivano una specie di sentiero fisso tra le stelle, e i due
sentieri erano abbastanza vicini. Però viaggiavano a velocità diverse. Mentre il Sole
compiva un giro completo nel cielo, la Luna riusciva a farne dodici. (Per la verità
dodici ed una frazione, ma perché complicare le cose?)
Fu utile a questo punto tracciare questo sentiero stabilendo punti facilmente identi-
ficabili. Un sistema probabilmente iniziato dai Sumeri e perfezionato dai Greci.
Prendete una striscia di stelle che contenga i sentieri della Luna e del Sole, e divide-
tela in dodici parti, o “segni”. Fate partire il Sole e la Luna da uno stesso punto, cioè in
uno di questi segni. Nel tempo che la Luna impiega a compiere tutto un giro e a torna-
re sul segno, il Sole avrà percorso soltanto un dodicesimo del suo percorso, e si sarà
spostato sul segno successivo. Un altro giro della Luna, e troverete il Sole spostato di
un altro segno.
Per aiutare la memoria tracciate delle linee tra le stelle di ciascun segno, preferi-
bilmente cercando di riprodurre le forme di animali conosciuti, e avrete le dodici
costellazioni che formano lo zodiaco (“cerchio degli animali”).
Una volta che si cominci a studiare lo zodiaco con attenzione, si scopre che esistono
cinque stelle luminose non fisse, ma che vagano per lo zodiaco come il Sole e la Luna.
Sono altri cinque pianeti, quelli che noi adesso chiamiamo Mercurio, Venere, Marte,
Giove e Saturno.
Questi nuovi pianeti aumentarono enormemente la complicazione dei cieli e, di
conseguenza, il valore del “codice astrologico”. Alcuni di loro si muovono con estre-
ma lentezza. Saturno, per esempio, compie un solo giro completo nel tempo in cui la
Luna ne fa 360. Inoltre, mentre il Sole e la Luna si spostano sempre da Ovest ad Est
contro lo sfondo delle stelle, gli altri pianeti cambiano a volte direzione, spostandosi
per brevi periodi da Est ad Ovest in quelli che vennero chiamati “movimenti retro-
gradi”. Saturno, nel corso di una singola rivoluzione, non lo fa meno di 29 volte.
Sostengo ancora che i primi astrologhi non erano impostori. Se fossero stati dei
ciarlatani avrebbero preferito studiare il volo degli uccelli e i fegati.
Stabilire le basi dell’astrologia significa aver osservato il cielo notte dopo notte,
facendo accuratissimi rilievi. Quello che venne scoperto dagli astrologhi fu preciso e
di grande valore. Le loro osservazioni rappresentano l’inizio della vera astronomia, e
sono rimaste una valida descrizione del meccanismo del sistema solare (relativo a una
Terra fissa) fino ai giorni nostri.
Gli astrologhi sbagliarono, non nella descrizione dei cieli, ma nell’elaborazione del
“codice astrologico”. Anche se fecero del loro meglio per essere razionali.
Dove si potrebbe trovare una traccia per il codice? Supponiamo che ci sia stato in
cielo un evento estremamente raro. Non poteva significare che un avvenimento altret-
tanto raro sulla Terra fosse in relazione con esso? E non si poteva capire qualcosa da
questo legame?
Per esempio, supponiamo che ci sia stata un’eclisse. Supponiamo che ci sia stata
una di quelle rare occasioni in cui la Luna veniva cancellata lentamente dal cielo, o
una di quelle occasioni ancora più rare in cui era il Sole a sparire. Non Poteva darsi
che fossero seguiti da eventi altrettanto notevoli sulla Terra?
La domanda è quasi una risposta a se stessa, perché le eclissi lasciavano nel panico
tutti quelli che le osservavano. Ed è comprensibile. Oggi si ride di questo panico, ma
non è giusto. Supponiamo di sapere che la nostra vita dipende dal Sole, e di vedere
che il Sole, per una ragione sconosciuta, scompare lentamente, fino a diventare nero.
Non si potrebbe pensare che il Sole stia morendo? E che con lui morrebbe tutta la
vita?
Bene, se l’eclissi è un fenomeno tanto raro e spaventoso, è facile e quasi inevitabile
arguire che le conseguenze sulla Terra saranno altrettanto rare e spaventose. In breve,
un’eclisse doveva essere presagio di disastro. (Il termine “disastro” deriva dal latino
dis-astrum, che significa “stella funesta”.)
Ma lasciamo da parte la teoria. I disastri seguono veramente l’eclissi?
Certamente. Ogni anno in cui si verifica un’eclissi, c’è sempre una catastrofe da
qualche parte, ed è facile da provare, perché ogni anno, eclissi o no, c’è sempre una
catastrofe da qualche parte.
Gli astrologhi si afferrarono alle catastrofi che seguirono le eclissi per provare il
loro punto, ignorando le catastrofi che non le seguivano. Poco scientifico? Certamen-
te. Ma molto umano. (In questi nostri anni molto illuminati provate a convincere del
contrario qualcuno fermamente convinto che accendere una sigaretta in tre porti
sfortuna. Ditegli che le disgrazie càpitano anche accendendo una sigaretta in due, e
vedrete cosa otterrete.)
I primi astrologhi, come infatti è successo, non devono avere impiegato molto a
scoprire le cause delle eclissi. Hanno notato che la Luna si anneriva tutte le volte che
si trovava dalla parte della Terra direttamente opposta al Sole, cioè quando si trovava
nell’ombra della Terra. Ed hanno notato che il Sole spariva tutte le volte che veniva a
trovarsi con la Luna nello stesso punto del cielo, cioè quando era la Terra a trovarsi in
ombra.
Calcolando accuratamente i movimenti della Luna e del Sole fu possibile predire le
eclissi di Luna con un certo anticipo, e senza molta difficoltà. (Alcuni dicono che gli
antichi Brettoni usassero Stonehenge per questo scopo fin dal 1500 a.C.) Le eclissi
solari richiedevano un calcolo più difficile, ma alla fine anche loro diventarono preve-
dibili.
È facile capire come gli astrologhi siano stati tentati di mantenere segreto il loro
sistema. La gente comune non sarebbe stata in grado di seguire i loro calcoli. Inoltre, e
con tutta probabilità, gli astrologhi trovarono che la loro posizione sociale e la loro
sicurezza veniva rafforzata se restavano gli unici a poter predire le eclissi. Inoltre si
risparmiavano anche la fatica di insegnare tutta la matematica necessaria. Natural-
mente c’erano anche dei rischi. Una leggenda cinese dice che in tempi molto antichi
un’eclissi oscurò improvvisamente la capitale. Nessuno ne sapeva niente perché i due
astronomi reali, Hsi e Ho, si erano ubriacati, dimenticandosi di far sapere che cosa
sarebbe successo. L’imperatore, dopo essersi ripreso dalla sua imperiale paura per
l’evento inaspettato, fece condannare a morte i due astronomi, tornati improvvi-
samente sobri, e tutti furono d’accordo nel dire che se lo meritavano.
Un’eclissi poteva anche avere degli effetti benefici. In oriente, nei tempi antichi, il
Sole si oscurò poco a poco sul campo di battaglia che si stava svolgendo nell’Asia
Minore. L’esercito di Lidia, a Ovest, e dei Medii, a Est, smisero di combattere per
guardare il Sole che spariva. Ci furono pochi minuti di eclissi in cui il giorno diventò
buio come la notte. Finita l’eclissi, i due generali avversari firmarono un trattato di
pace, e se ne tornarono a casa. I due paesi non combatterono più tra loro, perché ormai
sapevano quale collera provassero gli dèi nel vederli in lotta.
I moderni astronomi hanno potuto calcolare con esattezza la data dell’eclissi di Sole
avvenuta in Asia Minore in quel periodo. È stata il 28 maggio 585 a.C. Quindi la
battaglia tra Lidia e i Medii, giunta prematuramente a termine, è il primo avvenimento
della storia che si possa stabilire nel suo giorno esatto.
Si dice che il filosofo greco Talete avesse previsto questa eclissi, ma senza il giorno
esatto. Disse solo che in quell’anno ce ne sarebbe stata una. Si narra che in gioventù
Talete abbia fatto dei viaggi in Babilonia. Probabilmente aveva imparato il trucco
delle predizioni da qualche astronomo del luogo.
Un altro evento astronomico che ruppe la normale routine dei cieli, fu l’arrivo di
una cometa. E causò un panico maggiore di quello causato dalle eclissi, e per diverse
ragioni...
L’eclissi comincia e finisce in periodi di tempo relativamente breve. La cometa
invece resta nel cielo per settimane e mesi. L’eclissi implica forme perfettamente
regolari, le comete hanno forme strane e minacciose: una testa informe con una lunga
coda che può somigliare ad una spada sospesa sul mondo, o a capelli scomposti di una
donna che urla. (“Cometa” deriva dalla parola greca komètes che significa “chio-
mato”.)
Infine, l’eclissi poteva essere prevista anche nei tempi antichissimi, l’arrivo di una
cometa, no. Il sistema per predire l’arrivo di una cometa è stato elaborato solo nel
diciottesimo secolo.
Le comete, quindi, divennero sicure indicatrici di catastrofi, più ancora delle eclissi,
e, per la stessa ragione di prima, le catastrofi seguivano regolarmente.
Nel 1066, quando Guglielmo di Normandia2 stava preparandosi ad invadere
l’Inghilterra, comparve nel cielo quella cometa che oggi noi chiamiamo “Cometa di
Halley”. Predisse catastrofi, e fu esattamente quello che avvenne, perché i Sassoni
persero la Battaglia di Hastings e passarono sotto il permanente dominio dei Nor-
manni. I Sassoni non si sarebbero mai aspettata una catastrofe migliore di quella.
2 Viljálmr Langaspjôt (905-942) fu il secondo signore della Normandia, con il nome di Guglielmo I.
(N.d.R.)
D’altra parte, se i Sassoni avessero vinto, ricacciando l’esercito di Guglielmo nel
Canale, per i Normanni sarebbe stata veramente una catastrofe.
Chiunque avesse perso, la cometa non poteva sbagliare.
Con le eclissi e con le comete che servivano egregiamente per predire gli eventi
sulla Terra, il principio del “codice astrologico” venne ben confermato, e anche la
tecnica, perché sembrava operare sul principio delle similarità. Il Sole che spariva
indicava sparizioni di fortune. Una cometa con la coda a forma di spada parlava di
guerra, e così via.
Con i Greci la democrazia ebbe il sopravvento sull’astrologia. Nell’est la filosofia
delle monarchie orientali, dove solo il re contava, mantenne l’astrologia al servizio
degli importanti affari di stato. Tra i Greci si diffuse poi l’uso degli oroscopi personali.
Tentiamo di ricostruire il loro ragionamento. Se il Sole è il più luminoso dei pianeti
(usando la parola nel senso antico) ha certamente a che fare con l’individuo. In che
segno era il Sole al momento della nascita di una data persona? Se era nella costella-
zione della Libra (la bilancia) la persona sarebbe stata di temperamento giudizioso. E
se era in Leo (leone) cos’altro meglio di un valoroso guerriero?
Se smettete di pensare che gli antichi consideravano i corpi celesti degli oggetti
piccoli, grandi quanto la Terra, e che le costellazioni rappresentavano veramente in
qualche modo le cose che sembravano rappresentare, tutto prende senso.
Ciò nonostante, anche nel periodo aureo dei Greci c’erano due importanti gruppi
che si opponevano all’astrologia.
La scuola filosofica di Epicuro (341-270 a.C.) l’avversava perché aveva un punto di
vista dell’Universo essenzialmente ateistico. Gli epicurei affermavano che i corpi
celesti si spostavano senza uno scopo preciso, e che non esistevano dèi a dare un
significato ai loro movimenti.
L’altro gruppo era quello degli ebrei. Si professavano categoricamente monoteisti, e
sembravano insoliti tra la gente di quel periodo. Non erano scientificamente preparati,
e non usavano argomenti razionali per confutare l’astrologia. (Sarebbero rimasti inor-
riditi e senza parola di fronte ai ragionamenti di Epicuro.) Loro affermavano soltanto
che chi sosteneva l’astrologia doveva essere un pagano, perché considerava i pianeti
come divinità. E questo, per gli ebrei, era un anatema.
Tuttavia anche gli ebrei non furono completamente immuni dalle influenze
dell’astrologia. Nella Bibbia, scritta nell’antica Grecia da devoti rabbini, i più antichi
versetti vennero accuratamente tolti per cancellare le tracce poco edificanti di un
passato filisteo... ma le cancellature non furono perfette.
Per il quarto giorno della creazione, la Bibbia dice: «E Dio disse, ci siano luci nel
firmamento del cielo per separare il giorno dalla notte, e ci siano dei segni per le
stagioni, per i giorni, e per gli anni». (Genesi 1:14). La parola “segni” è un residuo
astrologico.
Un riferimento molto più chiaro lo si trova nel Cantico di Debora, uno dei più anti-
chi passaggi della Bibbia, un vecchissimo poema troppo conosciuto per poter essere
manomesso. Dopo la disfatta di Sisira, Debora canta: «Dal cielo combatterono; gli
astri, nel loro corso, combatterono contro Sisira» (Giudici 5:20).
Tuttavia né gli epicurei, né gli ebrei prevalsero. L’astrologia continuò, e fu popo-
larissima nel diciassettesimo secolo, quando si affacciò la moderna astronomia. Infatti
certi fondatori dell’astronomia moderna, Giovanni Keplero, per esempio, erano astro-
loghi.
Alla fine del diciassettesimo secolo, stabilito il quadro del sistema solare eliocen-
trico, l’astrologia divenne alla fine una pseudo-scienza. Supera l’umana comprensione
il supporre che il grande Universo che conosciamo sia solo una chiave per predire il
nostro insignificante destino. Che molti uomini e donne ci credano, nonostante tutto, è
la notevole conferma di quanto possa essere grande la follia umana.
Pure la scienza gode di prestigio anche in mezzo ai nemici. Ci sono dei fedeli
all’astrologia che conoscono alla perfezione l’astronomia e che cercano una spiega-
zione scientifica e razionale per la pseudo-scienza.
Tale è l’ingenuità dell’uomo, specialmente quando è male applicata, che una tale
spiegazione razionale (estremamente debole, ma comunque razionale), può venire
trovata davvero. Ma di questo, ve ne parlerò un’altra volta.
摘要:

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