la caduta di un dado, l’intensità di un tuono, e così via.
Gli eventi, nella natura, avvengono essenzialmente a caso, ma l’uomo primitivo non
conosceva il principio della casualità. (Anche molti dei nostri contemporanei non lo
riconoscono.) Tutti gli eventi dovevano essere, o controllati dall’uomo o controllati da
Dio, e se succedeva un particolare fatto non voluto dall’uomo doveva necessariamente
succedere per volontà di Dio. Così l’uomo ha studiato le foglie del tè, e le protube-
ranze del cranio, e le linee della mano. Come oggi.
Un grande passo avanti fu fatto da certi sacerdoti (probabilmente i Sumeri, in una
terra che poi si è chiamata Babilonia, e poi Caldea, Mesopotamia, ed alla fine Iraq).
Cerco di ricostruire quello che forse fu il loro ragionamento.
Gli dèi, devono avere pensato i Sumeri, non possono essere tanto inefficienti da
dover sprecare tanto tempo e fatica ad inviare messaggi diversi per ogni diversa
circostanza. Non è da dio sprecare energia nel creare un particolare fegato, o far volare
gli uccelli in una certa direzione, o far tuonare nel cielo in un punto piuttosto che in un
altro, ogni volta che ci sia da dire qualcosa.
Un vero dio disprezza sistemi del genere. E un dio che si rispetti ha sicuramente
creato fenomeni naturali continui, e complessi... una specie di dito in movimento che
scriva con fermezza la storia del mondo in tutte le sue sfaccettature e che serva da
consigliere all’uomo. Invece di lasciare l’uomo all’incertezza di rivelazioni speciali, la
divinità deve aver semplicemente studiato le leggi che governano la continua ma
ordinata complessità dei fenomeni naturali.
(Se i primi astrologhi hanno ragionato in questo modo, e, forse è così, dovevano
essere imbevuti dello spirito della scienza, e io li stimo. Alla luce della conoscenza,
accesasi in un periodo posteriore, nessuno studioso deve venire deriso per essersi sba-
gliato. Chi si sforza per il sapere, nell’ambito del suo tempo, appartiene di diritto alla
congrega degli scienziati.)
Il fenomeno naturale assolutamente continuo e inesorabile, che poteva apparente-
mente essere messo in movimento una volta e per sempre, era il movimento dei corpi
celesti.
Il Sole si alzava e calava un giorno dopo l’altro, e si spostava da Nord a Sud. La
Luna si alzava e calava ogni giorno, e mutava le sue fasi. Le regole matematiche che
descrivevano questi cambiamenti non erano semplici, ma non erano nemmeno tanto
complesse da non poterle scoprire.
Inoltre, gli spostamenti del Sole e della Luna avevano chiaramente un’influenza
sulla Terra.
Il Sole, con il sorgere e il tramontare, provocava il giorno e la notte. E con lo spo-
stamento da Nord a Sud causava il mutare delle stagioni. La Luna, alzandosi e calando
(con tutte le sue fasi) dava una successione di notti luminose e di notti buie. (Le fasi
vennero anche collegate alle maree, fatto di straordinaria importanza ma che per varie
ragioni non venne preso molto in considerazione sino alla fine del diciassettesimo
secolo.)
Ovviamente, se gli spostamenti del Sole e della Luna potevano alterare le condi-
zioni della Terra, doveva esistere un “codice astrologico”. Se si potevano prevedere
gli spostamenti nel cielo, si potevano anche prevedere, quindi, i cambiamenti di
condizioni sulla Terra.