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ai succhi gastrici. Poi, mentre lo squalo si
agitava istintivamente contro un fenomeno
che gli era incomprensibile il Cacciatore inviò
alcuni pseudopodi all’esplorazione della pelle
ruvida che ricopriva la forma marina, e quasi
subito scoprì le cinque branchie che si
aprivano sui due lati del collo della creatura.
Gli bastò. Senza perdere tempo agì con
l’abilità e la precisione che gli venivano dalla
lunga esperienza. Il Cacciatore era un
metazoo, una creatura pluricellulare come gli
uomini o gli uccelli, nonostante che
mancasse, almeno apparentemente, di una
struttura precisa. Ma le singole cellule del suo
corpo erano assai più piccole delle cellule di
qualsiasi creatura terrestre. Questo gli rendeva
possibile costruirsi arti, completi di muscoli e
nervi sensoriali, sufficientemente sottili da
penetrare nei capillari di qualunque essere
costruito più rigorosamente, senza tuttavia
interferire con la circolazione del sangue.
Perciò non ebbe difficoltà a insinuarsi nel
corpo dello squalo. Lo squalo si calmò appena
quella cosa che si trovava nella sua bocca e
attorno al suo corpo smise di inviare messaggi
tattili al suo minuscolo cervello. A tutti gli
effetti, il pesce non possedeva memoria.
Per il Cacciatore iniziò un periodo di grande
attività. Prima cosa, e la più importante;
l’ossigeno. Rapidamente inviò appendici
submicroscopiche tra le cellule che
formavano le pareti dei vasi sanguigni e
cominciò a derubarle del loro prezioso carico.
Gliene serviva pochissimo, tant’è vero che sul
suo mondo aveva vissuto per anni in quel
modo dentro il corpo di un respiratore
d’ossigeno intelligente, in pieno accordo con
il suo ospite, ricompensandolo però
abbondantemente per questa ospitalità.
Poi gli serviva la vista. Con tutta probabilità il
suo ospite attuale possedeva organi visivi,
quindi il Cacciatore cominciò a cercarli.
Avrebbe potuto anche costruire un occhio con
una parete del proprio corpo, ma occhi già
pronti in genere servivano meglio di quelli
che poteva costruire lui al momento.
La sua ricerca venne interrotta sul nascere.
Durante la lotta cieca contro il Cacciatore lo
squalo si era avvicinato alla spiaggia più di
quanto gli fosse gradito, perciò appena finito
di occuparsi dell’intruso, tentò di tornare in
acque più profonde. Ma appena ebbe inizio il
furto d’ossigeno, lo squalo riprese ad agitarsi,
dando inizio ad una catena di fenomeni che
attirò l’attenzione dello straniero.
Il sistema respiratorio di un pesce funziona in
condizioni svantaggiose, infatti l’ossigeno
sciolto nell’acqua non ha mai un’altra
concentrazione ,e una creatura marina che
respiri ossigeno non è in grado di farsi una
buona scorta del gas, qualunque siano le sue
dimensioni e la sua forza. Il Cacciatore non ne
consumava molto, ma stava cercando di farsi
una scorta sua,e come risultato, considerato
anche l’eccessivo spreco d’energia che lo
squalo stava compiendo, il consumo
d’ossigeno cominciò a superare il
rifornimento. Gli effetti furono due: la forza
fisica del mostro prese a esaurirsi e la quantità
di ossigeno contenuta nel suo sangue diminuì
pericolosamente. Se a questo si aggiunge che
quasi senza rendersene conto, il Cacciatore
aveva aumentato i suoi prelievi, è evidente
che l’episodio poteva avere un’unica
conclusione.
Il Cacciatore se ne accorse molto prima che lo
squalo morisse, ma non prese provvedimenti
anche se avrebbe potuto benissimo diminuire
il suo consumo personale d’ossigeno senza
risentirne. Avrebbe anche potuto abbandonare
il corpo dello squalo, ma non se la sentiva di
andarsene in giro indifeso, con il pericolo di
scontrarsi con qualche creatura
sufficientemente grossa e svelta da ingoiarlo
tutto intero. Rimase quindi dentro lo squalo, e
continuò ad assorbire ossigeno in quantità
perché aveva capito che se lasciava al pesce
forza sufficiente questi l’avrebbe portato
lontano dalla riva, alla quale lui invece voleva
avvicinarsi. Nel frattempo aveva individuato
esattamente il posto del suo ospite sulla scale
dell’evoluzione, e all’idea di uccidere la
bestia non provava maggior rimorso di quello
che avrebbe afflitto un uomo.
Il mostro impiegò parecchie ore a morire, ma
perse forze molto prima. Quando lo squalo
smise di dibattersi il Cacciatore riprese a
cercare gli occhi, e finalmente li trovò.
Depositò una lieve pellicola elaborata del suo
corpo attorno alle cellule delle retine, da usare
quando si sarebbe stata più luce. Inoltre dal
momento che lo squalo denotava la brutta